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Edoardo Nesi – Storia della Mia Gente

Recensione, per lo Speciale Premio Strega, di Giorgio Michelangelo Fabbrucci

La recensione é geneticamente un atto unilaterale e sbruffone, che non prevede alcun tipo di confronto. Chi la fa a cuor leggero é un folle irrispettoso della penna altrui; ancor di più se lo sta per fare per il vincitore del Premio Strega 2011.

Ora che ho compiuto le dovute abluzioni alla mia coscienza, voglio descrivere a tutti Voi lettori alieni, i sentimenti che ho provato nel leggere “Storia della mia Gente” di Edoardo Nesi. E’ stata una Domenica pomeriggio di lotta virile tra sentimenti pugilatori di nausea, ammirazione, partecipazione e dubbio. Sensazioni che si stanno trascinando anche oggi nella mia mente, mentre guardo la copertina lanosa del testo Bompiani.

Tutto il testo ruota attorno ad una vicenda familiare, il cui perno é dapprima l’autore per poi, in un abile e sentito avvicendarsi di ingranaggi narrativi, passare la mano al  Bel Paese e al brutto periodo che sta (stiamo) vivendo.

Nelle prime pagine scopriamo che l’autore é nato ricco, da onesta e laboriosa gilda tessile, ha studiato in America, ci é vissuto alla grande, ha amato la musica sessantottesca ed è tornato poi in Italia permettendosi il lusso di sbagliare facoltà (ha scelto Giurisprudenza abbacinato dal film “il verdetto”) per poi essere reintegrato nell’azienda del babbo. Un ragazzo che pensava che la vita fosse facile e il mondo fosse ai suoi piedi; una riedizione, con retrogusto di caciucco, del Grande Gatsby.

Sicché, attanagliato dall’afa della pianura lombarda che mi circonda, inizio a pensare: 1) che questo Nesi sia proprio un farabutto a sbattermi in faccia tutta questa fortuna; 2) che non sentivo assolutamente la necessità di leggere le avventure di un borghese del mio tempo (quindi privo del fascino vintage anni venti); 3) che in fondo questo Edoardo desidera farmi digerire il pillolone del “ma tanto andrà tutto bene, siamo un paese di santi ed eroi e dobbiamo farci forza l’un altro perché i valori dei nonni e dei bisnonni sono ancora vivi e vegeti ed é solo una questione di riscoperta”; 4) che questo Pratese (che mi loda la “Capannina” come fosse “Hotel California” con fantasmi annessi) non ha compreso che il Signor XXI secolo segna una ferita profonda con il passato recente; che questa é un’epoca di lupi, da non portarsi nel cuore ma bensì nelle unghie.

Ed invece, cari Alieni, mi sbagliavo. Mi sbagliavo profondamente.

Riga dopo riga, impreziosita tra l’altro di tanti particolari belli e colti che spaziano dalla letteratura americana al cinema d’autore, scopro che questo è un autore coraggioso, che ha scritto tutto di cuore… concedetemelo, come un’altra toscana, con la rabbia e l’orgoglio.

Oltre ad un commovente amore, dal sapore antico, per la sua famiglia, Nesi ci racconta di come siano cambiati e stiano cambiando i sentimenti, gli atteggiamenti ed i valori nei confronti del lavoro e quindi della vita, della bellezza, della cultura; come quest’epoca ci offra o ci obblighi ad un confronto serrato con i valori fondanti la nostra civiltà; come insomma si possa, dall’analisi di una piccola, seppur importante, realtà provinciale, speculare a pieno titolo e senza imbarazzo sulla storia degli uomini del nostro tempo.

Non riesco a fare paragoni coerenti con altri autori e soprattutto, con altri generi. Potrei dirvi, forse sbagliando, che ha il gusto polemico e giornalistico degli Scritti Corsari di Pasolini, in quel lucido polemizzare con i taboo ed i profeti economici, nonché culturali, del nostro tempo; o ancora la nostalgia e l’amore per la propria terra ed il proprio passato di un Giuseppe Tornatore (tanto in Baaria che in Nuovo Cinema Paradiso)

Il libro però é troppo fresco di stampa per questi giudizi affrettati. Di certo Nesi é riuscito con una prosa semplice, fresca ed appassionata, a fotografare con realismo i sentimenti di tutti quegli italiani che, non essendo destinati a poltrone  o baldacchini, si ritrovano con le maniche arrotolate ai gomiti, a pensare al futuro senza più fede nel passato.

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Giorgio Michelangelo Fabbrucci
[email protected]


Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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3 Comments

  1. il libro di Nesi è bellissmo! una storia fantastica e ben scritta.
    premio meritato. per una volta.
    luigi

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  2. Di solito non mi faccio troppo coinvolgere dai premi letterari, anzi. Generalmente li evito con cura perchè ho sempre il sospetto che ci giochino dentro troppi interessi editoriali e vi discorrendo. Tuttavia, leggendo la Sua e le altre recensioni dedicate al premio Strega, ho capito che il mio giudizio negativo sui premi letterari rischiava di diventare un pre-giudizio sulle opere, che, come tali, non hanno nessuna colpa! Chiedono solo di essere letti. Anna P.S.

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  3. Quel che ne penso io è scritto sul mio blog: http://panzalenta.blogspot.com/2011/07/edoardo-nesi-storia-della-mia-gente.html

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