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BODY ART – DON DELILLO

RECENSIONE POSTMODERNA CON FANTASCIENTIFICI PARALLELI

Body Art è un viaggio. Un piccolo viaggio. Dentro.

L’autore ne é la guida fidata. Vi potrete domandare come faccia a conoscere tanto bene questo sentiero, sul quale vi sta prendendo per mano. Presto comprenderete che é la vita di una qualsiasi coppia occidentale, appesa con unghie e denti ai riti della quotidianità.

Lui era seduto con il giornale, mescolava il caffè. Il suo caffè, nella sua tazza. Il giornale lo dividevano ma apparteneva, senza bisogno di precisarlo, a lei. […] Il pane tostato era di Rey, le previsioni del tempo erano sue.

Dopo qualche passo, oppure dopo qualche pagina, il sentiero si interrompe bruscamente. Accade spesso, soprattutto quando si percorre una strada che si conosce bene ma che poco si calpesta, di trovarsi spiazzati di fronte ad un’improvvisa deviazione.

Cosa potrebbe accadere in quel trascorrere quieto di azioni simili, a volte identiche, che avete costruito con il vostro partner, se l’intralcio inaspettato del viaggio terreno coincidesse con il suicidio della vostro Amore?

Tutto é lento e bianco e esangue e tutto accade intorno al verbo sembrare. Tutte le macchine compresa la tua sembrano fluire con un movimento dissociato, dando l’impressione di, o presentando l’apparenza di, e l’autostrada corre via con un ronzio bianco.

La vita va avanti, il clima va avanti, le autovetture vanno avanti; nel frattempo tu sistemi ciò che é tuo e ciò che é suo nella dispensa. Fino a quando non senti dei rumori, dei cigolii provenienti dalla grande casa in affitto e ti domandi se in qualche modo, in qualche strana distorsione temporale, lui sia ancora lì.

Lo trovò il giorno dopo. […] Era piuttosto piccolo e sottile da principio e lo scambiò per un bambino, dai capelli color sabbia, appena sveglio dopo un sonno profondo, o forse sotto l’effetto di qualche farmaco.

A questo punto del viaggio, inizierete a domandarvi chi é quello strano incrocio tra gollum e cugino it che appare in camaleontiche forme plastiche, pronunciando e rendendo materici i vostri ricordi.

Sarà molto arduo rispondere a questo interrogativo, perché l’autore inserisce Mr. Tuttle nella vita di Laurene Hartke, la body artist vedova del regista Rey Robles, per incarnare ogni riflessione inerente il corpo (e lo spirito), posto innanzi alla Grande Signora.

Questa novella di Don Delillo mi è parsa profondamente sua, più delle altre. Se volete é un assurdo immaginare una pertinenza maggiormente evidente in un’opera rispetto ad altre dello stesso autore; così é stato. Perché Body Art, nelle sue centodue pagine, esalta in modo impressionante il protagonismo dei pensieri, lasciandoci sempre nel dubbio se ciò che stiamo leggendo sia vero o frutto di allucinazione (nostra o della protagonista).

Al di là delle sensazioni che proverete, se sarete capaci di leggere questo libello, non potrete che immedesimarvi in quei pensieri che, in un modo o nell’altro, potrebbero essere i Vostri.

La ricercata doppiezza della narrazione, o la sua costante ambiguità, hanno portato alcuni letterati a paragonare questo testo alla pellicola Images di Altman. In effetti il parallelo é del tutto pertinente: entrambe le protagoniste femminili (la nostra artista, quella di Altman scrittrice) vivono in bilico tra i propri pensieri, le proprie allucinazioni e la realtà, provocando il dubbio che l’una sia l’altra o che davvero si possano  sostituire, concedendo un più grande orizzonte di percezione del vero.

Nondimeno vorrei proporre con convinzione un altro parallelismo; affondando le mani nella fantascienza d’autore, con un famoso testo di Stanislaw Lem: “Solaris”.

Il libro, che ha visto ben due trasposizioni su pellicola (la prima di Andrej Tarkovskij e la  seconda di Steven Soderbergh), narra di un pianeta capace di dare vita alla coscienza di chi vi entri in contatto. Così il Dott. Kelvin, recatosi nella piattaforma spaziale in volo sull’oceano senziente di Solaris, si troverà a vivere allucinazioni così tangibili da essere palpate, annusate e sudate; nella fattispecie, con la materializzazione aliena della sua defunta moglie.

Don Delillo non ci ha fatto scoprire nulla di nuovo; di certo, non ha dovuto rivolgersi all’artificio della droga, dell’alcol o del pianeta alieno, per entrare nella mente e nei sentimenti delle persone, per svelarne le angosce e le speranze.

Ha piuttosto spogliato dall’ipocrisia, l’umana fragilità.

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Giorgio Michelangelo Fabbrucci
[email protected]

Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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