Gli ultimi fuochi che incendiarono Hollywood
Da Scott Fitzgerald a Norman Mailer: gli scrittori non credevano all’ Eldorado del cinema
AMERICA L’ altra faccia di un sogno nelle storie di grandi autori. Alcuni lavoravano per le case di produzione, ma nelle loro opere ne demolivano il mito Gli ultimi fuochi che incendiarono Hollywood Da Scott Fitzgerald a Norman Mailer: gli scrittori non credevano all’ Eldorado del cinema Il parco dei cervi, ristampato da Baldini & Castoldi (in una peraltro complessa e quindi poco leggibile edizione) e’ il terzo e, forse, meno celebre romanzo di Norman Mailer. Usci’ in America nel 1955 e in Italia due anni dopo, da Garzanti. Da un punto di vista cronologico, fluttua a meta’ strada tra il copioso numero di romanzi che si scrissero su Hollywood, soprattutto negli anni Trenta, e la riscoperta che di Hollywood e’ stata fatta, in anni recenti, da James Ellroy (come mondo di violenza pura ed efferata) e da Stuart Kaminsky (come quinta di una scena astratta, di tipo comico – parodistica). Ma ne’ a Ellroy ne’ a Kaminsky, Hollywood interessa in quanto mondo del cinema: che cosa sia il cinema, quali siano i rapporti tra l’ industria dell’ immaginario e la realta’ . Forse non interessava neppure ai romanzieri degli anni Trenta. In un saggio del 1941 dedicato agli scrittori californiani, Edmund Wilson, riconoscendone i meriti di sensibilita’ , ne osservava l’ incapacita’ di analisi sociale. Non si salvano ne’ Horace McCoy (Le luci di Hollywood) ne’ Buddy Schulberg (Dove corri, Sammy?); non James Cain (Cain, dice Wilson, e’ l’ – ame damnee di Hollywood e i suoi romanzi, scritti nel tempo lasciato libero dal lavoro per il cinema, ne costituiscono una diabolica parodia) ne’ il pur eccellente John O’ Hara (L’ inferno dorato). Su Hollywood, in quanto mondo del cinema, restano solo due grandi romanzi, quelli che ancor oggi si leggono: Il giorno della locusta di Nathanael West e Gli ultimi fuochi, cioe’ The last tycoon, di Francis Scott Fitzgerald. A questi due va aggiunto, naturalmente, Il parco dei cervi. Il 21 dicembre del 1940, Fitzgerald mori’ per un infarto. Gli ultimi fuochi rimasero incompiuti. Il giorno dopo West mori’ per un incidente automobilistico. Il giorno della locusta, suo quarto romanzo, era uscito nel 1939. Lo si potrebbe assumere come metro della letteratura hollywoodiana: si puo’ tranquillamente negare l’ interpretazione che ne dette Alberto Arbasino nel 1975, in occasione del film che ne ricavo’ John Schlesinger. Arbasino scorge in West un moralismo inopportuno nei confronti di un mondo che in quegli anni offriva il meglio di se’ . In realta’ , a West cio’ che accade dentro Hollywood non interessa (e in questo senso Edmund Wilson ha ancora ragione). A West interessa cio’ che accade fuori Hollywood, alle sue porte, o, detto in altri termini, cio’ che Hollywood significa per le “locuste” che vi si riversano in massa: una promessa di Paradiso che si rivelera’ non tanto illusoria e irreale quanto minacciosa come tale. Gli esseri umani, dice West, non hanno bisogno di simili promesse, ovvero esse li danneggiano. Il giorno della locusta e’ una miniatura preziosa, dice Wilson e, piu’ precisamente, un romanzo espressionistico e perfino dipinto nello stile apocalittico di Otto Dix o di Georg Grosz, dice Arbasino. Ma come Gli ultimi fuochi esso e’ essenzialmente un romanzo poetico, cioe’ lirico: un lirismo contratto al massimo, sprofondato nella nettezza del disegno con cui sono ritratti ambienti, situazioni e personaggi. Questo stesso tipo di contrazione, un analogo procedimento per piccoli blocchi narrativi e una simile devozione alla musa della poesia, imitando i modi del racconto, sostiene lo stile brillantissimo dell’ ultimo romanzo di Fitzgerald, specialmente nel famoso quinto capitolo, la notte d’ amore tra il protagonista Monroe Stahr e la donna che all’ improvviso gli ha ricordato la moglie da poco scomparsa, per miracolo riaccendendone (in un circuito di ambiguita’ tra realta’ , finzione e somiglianza) le residue capacita’ di amore. + questo capitolo, credo, con le sue ombre crepuscolari e notturne, il suo struggimento, la sua sottigliezza, a fondare la fama del romanzo. Ma leggendo Il parco dei cervi, la questione diventa un’ altra. Il parco dei cervi e’ la storia di un regista che nella fase acuta del maccarthismo prima resiste alle minacce e poi, per tornare a lavorare (a dirigere film), cede e agli inquisitori rivela nomi di persone che non hanno avuto alcun rapporto con il comunismo. Essenziale non era la realta’ , essenziali erano i nomi. Non a caso Il parco dei cervi non e’ scritto in poesia, bensi’ in prosa. Rischiando a volte la prolissita’ , Mailer e’ lo scrittore che si spinge piu’ a fondo nell’ analisi di cui Wilson avvertiva la mancanza. La questione diventa quella del rapporto fra intellettuali e politica, o meglio potere. Se Nathanael West si colloca in una zona per cosi’ dire neutra o esemplare (mescolando lirismo e acidita’ ), Fitzgerald appartiene alla specie degli scrittori (degli uomini) che credono nel potere. Vi crede cosi’ tanto da trasfigurarlo in senso romantico. Il produttore Monroe Stahr e’ ignorante ma geniale. I film che produce, in realta’ sono “suoi” e, beninteso, sono buoni. Il potere in cui Fitzgerald crede e’ quello illuminato, e’ quello in cui credevano Voltaire (Vita di Federico II) e Diderot (Memorie per Caterina II). Ma anche quello in cui credeva, per venire a tempi recenti, Paolo Volponi (vedi i suoi rapporti con Olivetti, cosi’ come appaiono trasfigurati nel ritratto di Federico di Montefeltro). Mailer appartiene al contrario alla specie degli scrittori, tardonovecentesca, che credono in un altro potere, quello della letteratura. Essa, per Mailer, o e’ critica o non e’ . Il che non gli impedisce di essere a volte lirico (come l’ Hemingway di Fiesta) a volte epico (come l’ Hemingway di Per chi suona la campana). Ma la sua verita’ e’ quella che Eitel, il protagonista del Parco dei cervi, confessa all’ amico Sergius: “Con orgoglio di artista, dovrai far squillare contro le mura di ogni potere esistente la piccola tromba della tua sfida”. Franco Cordelli a * I libri: “Il parco dei cervi” e’ stato recentemente ristampato da Baldini & Castoldi, (pagg. 352, lire 13.000); “Il giorno della locusta” di Nathanael West e’ edito da Einaudi (pagg. 214, lire 13.000); “Gli ultimi fuochi” di Francis Scott Fitzgerald e’ uscito da Mondadori, lire 13.000
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di Cordelli Franco da Corriere della sera
