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Richard Yates – Undici Solitudini

1950. Tra le distese di Long Beach, gli uffici di Manhattan, le linee metropolitane che collegano i quartieri periferici del Bronx e i cinema di Broadway, il profilo della città di New York traspare disegnando comunanze tra queste undici solitudini. Troviamo maestre elementari impegnate a farsi apprezzare dai propri alunni con risultati però tutt’altro che positivi, sia che si tratti dei disagi del piccolo orfano Vincent Sabella, oppure dell’intera classe della signorina Snell durante la festa di Natale. Vi sono poi coppie di amori ritratte nel corso della loro vita coniugale: tra ansie da prime notti insieme, bicchieri di alcolici e divani ad accompagnare notizie di licenziamenti, oppure mani peccaminose di improvvisati amanti in auto, approfittando di mariti costretti su di un letto di ospedale. Ed ecco giovani soldati nel pieno della loro giovinezza affrontare il periodo di addestramento, o – come un risvolto della stessa medaglia – vecchie reclute ammaccate dalla tubercolosi rinchiuse in reparto mentre cercano di festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo. E come dimenticarci di scrittori falliti che sognano un futuro da Hemingway ma al momento vengono stipendiati da tassisti, redattori di testate sindacali impegnati ad ammuffire nel chiuso degli uffici e pianisti di colore che solleticano le notti delle spiagge francesi con le loro armonie…
Sembrano avere lo stesso odore delle quaranta sigarette quotidiane fumate da Yates questi racconti, sembrano vivere dello stesso respiro acciaccato dal vizio e dalla TBC i suoi personaggi, sembrano battere a macchina le stesse parole dell’autore i vari scrittori, redattori e impiegati che popolano questa raccolta. Uscito originariamente nel 1962 – dopo lo stravolgente successo di Revolutionary Road, romanzo d’esordio che avrebbe segnato per sempre il destino dello scrittore: da un lato celebrato per quest’opera prima, dall’altro condannato dalla stessa per le troppe aspettative di pubblico e critica che non riuscì mai ad appagare – Undici solitudini custodisce le prime stesure di Yates, in cui abbondano riferimenti biografici: dalla tubercolosi all’esercito, al periodo trascorso in Francia, sino ai lavori nelle redazioni e all’inquieto rapporto con la moglie e la propria famiglia. Con un tratto leggero che emoziona proprio per la sua scorrevolezza e semplicità, lo scrittore distrugge il conformismo di un’America anni cinquanta senza bisogno di ribellioni o denunce, ma con un realismo splendido che ritrae la desolazione e la ripresenta al lettore senza filtri che ne aumentino l’intensità. Onesto come un amico, Yates racconta. E noi non possiamo fare a meno d’ascoltarlo.

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scritto da Boris Borgato da mangia libri.com

 

 

Author: Alieni Metropolitani

Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo. Accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo. Scrivere! Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.

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