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Harrods

Racconto di Giorgio Michelangelo Fabbrucci

 

“Amico Concittadino. Lo sai. 65 milioni di anni fa i Dinosauri si sono estinti! Con l’arrivo dell’asteroide questa volta toccherà a noi! Cosa aspetti! Vieni a godertela all’eutanasario! Tutto ciò che hai sognato, prima di spegnerti!”

ZOT

“Presidente Presidente! Novità sull’arrivo dell’asteroide Binladen?”

“Ripeto a voi giornalisti e a tutti i concittadini che possiamo stare tranquilli. Ho appena parlato con il Gran Consiglio dell’ESA che in concerto con il centro di ricerca spaziale degli alleati cinesi, ha confermato che l’Asteroide Binladen non é in collisione con la Terra. Comunque, per rassicuravi ulteriormente, posso garantire che in caso di anomale deviazioni di traiettoria, il satellite da bombardamento Sun Tzu farà egregiamente il suo dovere”.

Stefano. Mollemente seduto. Il braccio destro perfettamente appiccicato al profilo del divano. Muove il pollice su e giù per il telecomando, cambiando canale. Spazio Spot prima. TG EUROCHAN 24 poi. Vuole farsi un idea sull’apocalisse imminente. In realtà non sa come reagire, oppure lo sa, ma ha paura dei suoi pensieri. Nel dubbio rimane immobile, sperando che una scintilla di genialità colpisca i neuroni invecchiati. Pancia, maglione sdrucito e tanto freddo.

Uscire non é razionale: neve grigia e una cyber-gamba della mutua che fa scintille. Per fortuna c’è Harrods, il bulldog inglese che tanto gli somiglia. Ma perché pensare al cane proprio adesso ? “Beato te” brontola Stefano “che non sai cosa succederà domani”. Due colpi di tosse segnano il passo tra l’assuefazione casalinga e la riflessione profonda. “In fondo neanch’io lo so”.

Stefano improvvisamente apprende, comprende oppure intuisce che lui, come il suo amato quadrupede, é completamente impotente. Non si domanda “che ne sarà di noi”, piuttosto si rivolge al cane dicendo “Adesso, che cazzo facciamo vecchio mio ?”.

Che fare é il leitmotiv di tutta l’umanità in questi giorni. Un’umanità divisa tra la certezza della fine e la fiducia forzata nei confronti di scienziati e istituzioni. La consapevolezza che si debba morire é una caratteristica squisitamente umana. Ciò nonostante le opportunità donate dalla medicina, dalla carriera, dalla pornografia e dal telegiornale permettono di distrarsi abbondantemente e di pensarci solo verso i 90, quando ci si sdraia sul letto dell’ospedale. Ora é diverso. Stefano lo sa. Tutti lo sanno. Bisogna scontrarsi con la programmazione degli ultimi atti prima che cali il sipario della distruzione.

“Che cazzo faccio Harrods?”. Risintonizza la televisione su Spazio Spot e prende in esame le opportunità di super svago ante mortem. Splendide puttane, anche 2 o 3 alla volta, magari bisex. Fiumi di vino e ostriche. Suite da urlo. Tutto in cambio della cessione della liquidità in conto corrente. Poi la dolce morte somministrata da attenti robot durante il sonno. In fondo ha sempre desiderato due bionde sui 25 a sua disposizione. Magari anche una bella cinesina… maiala imperialista!

Ha quasi un’erezione. L’asta ammezzata lascia però l’amaro in bocca. “Non ho più l’eta Harrods. Vammi a prendere un po’ di Nutella vecchio mio. Potrei lanciare qualche molatov contro l’Agenzia delle Entrate, oppure contro l’INPS. Quei bastardi mi hanno succhiato tutto e non mi hanno restituito nulla, lasciandomi a marcire in miseria… Maiali sanguisughe!”

Si immagina in veste rivoluzionaria. Bombe bottiglia in tasca e tanta voglia di giustizia, di libertà, di ribellione. “And Justice for All” come quel vecchissimo disco dei Metallica. “Certo che se finisce tutto, non sarà servito a nulla. Se invece non succede niente vado in galera… mi sa che tu non ci puoi venire con me in galera vecchio mio… fanculo”.

Dentro Stefano qualcosa sta andando storto. Il dubbio che si possa sopravvivere toglie tensione ad ogni possibilità estrema. Annichilisce in principio ogni atto di meravigliosa insolenza.

Stefano comunica al cane la conclusione di un’estemporanea autocritica: “Magari sono io a non aver le palle. I così detti… insomma, hai capito vecchio mio. Magari ho paura. Paura e basta. Se avessi un figlio sarei tutto concentrato su di lui porca puttana. Invece niente. Neanche un marmocchio. Nessun segno dopo di me. A parte che creperebbe anche lui schiacciato da Binladen. Però, magari, penserei che lui si può salvare. Avrei una parte importante. Salvando lui salverei me stesso, mio padre e tutti gli stronzi che sono nati prima di noi mettendoci al mondo. Ma che cazzo dico? Cristo Harrods portami due biscotti e un pò di Tè se ce la fai! Magari anche una bottiglia di Jack se ti ci sta in bocca. No, non ti ci sta. Prima i biscotti e poi il tè… va bene vecchio mio? Quasi quasi mi alzo io. Lascia perdere. Tu prendi solo i biscotti. Attento a non sbavarli troppo. Harrods, aspetta. Lascia perdere. Vaffanculo. Oggi andiamo al bar e chi se ne fotte se sono tutti musi gialli. Gli infilo una bottiglia di grappa al gin seng su per il culo e lo uso come tavolino. Stronzi”.

Difficile comprendere Stefano. Una cosa é certa. Ha deciso di uscire a farsi un giro. Lui e Harrods, come non succedeva da mesi. Si lava quanto basta, prende il bastone e cigola via. Un primo atto eccezionale quindi l’ha già compiuto. Una volta davanti all’ascensore ne compie un altro: chiamare un taxi. Non lo aveva mai fatto. Se era davvero la fine del mondo poteva anche concederselo.

Arrivano in piazza dopo una lenta corsa. Voleva dare una bella mancia Stefano. Da signore. Una di quelle mance che si vedono solo nei film. Che lasciano a bocca aperta il tassista. Tutto uno stupore e una gratitudine. Peccato che il taxista fosse cinese e avesse pronunciato piazza duomo “pizza domo”. Stefano una volta pagato gli si é accostato all’orecchio, come a dire un segreto: “puzzi come la diarrea. Merda gialla impara a parlare bene cazzo”. Fortunatamente il conducente non ha capito, oppure a fatto finta di non comprendere. Mezzo inchino, per quanto possa concedere la carrozzeria di una Great Wall, e piede sull’acceleratore.

Piazza Duomo si presenta improbabilmente vuota. Stefano, non sa come, non sa perché, se l’era immaginata colma di gente delirante. Invece nulla. Il deserto.  “Che meraviglia Harrods, siamo solo noi cazzo” – “BAU BAU BAU” risponde il cane. “Dai bello… fatti una corsa in centro”. Terzo atto eccezionale. Strefano lascia libero il suo vecchio amico per la piazza. Collare a terra Harrods corre felice. Scodinzola. Abbaia. A volte tenta un goffo salto. Gira intorno alla statua di Vittorio Emanuele come fosse il palo della cuccagna. Le orecchie di Harrods vanno su e giù. Come é buffo. Buffo e felice. Per un attimo a Stefano sembra di vedere il suo amato bulldog saltare al rallentatore, come in un vecchio film. Se ci fosse della musica lenta piangerebbe. Piangerebbe di una malinconia così umana da far dimenticare i tutti peccati del mondo.

Guarda in basso Stefano. Uno sguardo ai piedi, al pavimento. Spesso si china la testa impensieriti. Questo abbassare gli occhi é quasi un atto dovuto al Destino. Ad un ignoto così grande e tragico da meritar rispetto.

“Una margherita cazzo”. Si china. Il fiorellino é lì tutto solo, tra un cubetto di porfido e l’altro, sopravvissuto a centinaia di migliaia di piedi, di zampe e di ruote. Sopravvissuto alla neve, alla pioggia e ad ogni altro spruzzo celeste. Una piccola sfera gialla perfetta contorniata da piccoli petali bianchi. “Come sei bella Margherita. Bella e forte”.

Forse non sarebbe andato tutto perduto. Forse qualcosa sarebbe rimasto. Qualcosa di bello tra l’altro. “Forse anche tu vuoi un’altra possibilità” mormora Stafano a Dio, che forse lo ascolta, o forse no.

Un boato. La temperatura si fa insopportabile. Il cielo si tinge improvvisamente di rosso. Sembra bucarsi. Mille nuvole scappano esplodendo in lunghe stringhe, come girini di farina impazziti.

“Harrods” – “BAU BAU BAU” – “Ti voglio bene… Ricordatelo.”

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[email protected] / twitter@iFabbrucci

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Author: Giorgio Michelangelo

Giorgio Michelangelo Fabbrucci (Treviglio, 1980). Professionista del marketing e della comunicazione dal 2005. Resosi conto dell'epoca misera e balorda in cui vive, non riconoscendosi simile ai suoi simili, ha fondato gli Alieni Metropolitani... e ha iniziato a scrivere.

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