Un titolo che diventa leggenda molto tempo prima di essere dato alle stampe: succede regolarmente con i romanzi di Thomas Pynchon, il più segreto degli autori statunitensi, giunto a mitizzare sé stesso attraverso il dileguamento della sua persona, la dissoluzione all’ interno della sua opera. Se ne parlava da anni ed ecco, improvviso, l’ annuncio: Pynchon ha scritto un nuovo libro. Se ne conosce il titolo, Against the Day, la data di pubblicazione, 5 dicembre 2006, l’ editore, Penguin Press, il numero di pagine, 992, il prezzo, 35 dollari. Si sa già, e c’ era da aspettarselo, che il fantomatico autore non farà un tour per promuovere il libro. Ma c’ è di più, e questo è del tutto inaspettato. Come ha esultato Slate, uno dei siti preferiti dalla comunità letteraria americana, “Pynchon è vivo e scrive su Amazon!” E’ infatti riapparsa sul sito della libreria, dopo essere scomparsa per alcuni giorni, la sinossi del libro a firma, apparentemente, di Pynchon stesso. Ecco cosa ci racconta del nuovo romanzo che uscirà a quasi dieci anni dalla pubblicazione dell’ ultimo, Mason & Dixon: «Racchiudendo il periodo fra l’ Esposizione universale di Chicago del 1893 e gli anni subito successivi alla Prima guerra mondiale, questo romanzo passa dalle lotte dei lavoratori in Colorado alla New York di fine secolo, a Londra e Gottingen, Venezia e Vienna, i Balcani, l’ Asia centrale, la Siberia ai tempi del misterioso caso Tunguska, al Messico durante la rivoluzione, alla Parigi del dopoguerra, alla Hollywood del film muto, oltre a uno o due posti che ad essere precisi non sono nemmeno sulla carta geografica. (~) E’ un’ epoca di sfrenata avidità imprenditoriale, falsa religiosità, inettitudine ottusa, e intenti maligni nelle alte sfere. Nessun riferimento ai giorni presenti è inteso, o dovrebbe essere ipotizzato. Il significativo cast include anarchici, piloti di mongolfiere, giocatori d’ azzardo, tycoon capitalisti, amanti delle droghe, innocenti e decadenti, matematici, scienziati pazzi, sciamani, sensitivi, maghi da avanspettacolo, spie, detective, avventuriere e killer a pagamento. Vi sono anche comparsate di Nikola Tesla, Bela Lugosi e Groucho Marx. (~) Strane pratiche sessuali hanno luogo. Oscuri linguaggi vengono parlati, non sempre in maniera propria. Accadono avvenimenti contrari ai fatti. Se questo non è il mondo, è ciò che sarebbe con uno o due aggiustamenti minori». Pynchon conclude: «Secondo alcuni, questo è lo scopo principale della narrativa. Che sia il lettore a decidere. Che sia il lettore a vigilare. Buona fortuna». Non è semplice trovare una logica in una sintesi che lo stesso autore ha confezionato concedendo una messe di dettagli intriganti che eludono la natura profonda del libro. Lo stesso riferimento alla misteriosa esplosione avvenuta il 20 giugno 1908 in Siberia e alla leggenda che ne individua il responsabile in Nikola Tesla, uno dei geni scientifici dimenticati del XX secolo, appare ipotetico. I blog dei lettori che venerano Pynchon come un profeta – nei quali il suo capolavoro, L’ arcobaleno della gravità viene definito la “nostra Bibbia” e il suo autore “il beffardo Mosè d’ America” – insistono sui rimandi biblici anche per spiegare il nuovo titolo che potrebbe far riferimento ad alcune immagini apocalittiche contenute in varie citazioni dal libro dei proverbi e da altre fonti del libro sacro. Del resto la ragione principale per cui egli è acclamato come il più alto esponente del postmoderno letterario è proprio la radicale abolizione della frontiera fra cultura elevata e cultura di massa: al suo stile letterario raffinato, alle sue inesauribili digressioni scientifiche e storiche in ogni campo dello scibile si alternano incursioni nei mondi popolari della musica rock e pop, del fumetto, del pulp e dei miti urbani: un procedimento ricalcato con simmetrico parallelismo dalle due leggende che lo hanno perseguitato nei lunghi anni di una vita assente, ossia l’ idea che egli sia in realtà Unabomber o, alternativamente, J. D. Salinger. Leggende che egli ha coltivato, difendendo la sua privacy con cura maniacale: a dispetto di qualche paparazzo che si è messo, anche con successo, sulle sue tracce, non conosciamo il suo volto, a parte quello che appare in poche foto giovanili, una a diciott’ anni, del 1953, in cui egli dichiara di amare la pizza, di odiare gli ipocriti e di voler diventare medico, o una di poco posteriore con l’ uniforme da marinaio, quando interrompe i suoi studi di ingegneria fisica a Cornell per arruolarsi in marina. Non si sa molto altro di lui. Si pensa che abbia sposato la sua agente, Melanie Jackson, e che abbia un figlio che si chiama Jackson. Si crede anche che abbia incontrato Rushdie al tempo della fatwa. Le apparizioni di Thomas Ruggles Pynchon, nato nel 1937, sono inesistenti e il modo che ha scelto per smentire anche questo innegabile fatto è, ancora una volta, geniale e spiazzante: I Simpson. E’ proprio sulla serie animata di Matt Groening che egli decide di comparire, il 25 gennaio 2004. L’ episodio si intitola “The Harpooned Heart” e racconta la trasformazione di Marge in autrice di un’ esilarante parodia di Moby Dick. L’ editore chiede a Tom Clancy e a Pynchon di scrivere dei commenti al romanzo, per riportarli in copertina sulla fascetta pubblicitaria. Pynchon, come si vede qui in alto, appare con in testa un sacchetto di carta del supermercato. Sul sacchetto, un grande punto interrogativo, sullo sfondo, una villetta, con un cartello: «La casa di Pynchon. Prego, entrate!» Egli detta al cellulare: «Eccoti la frase: Thomas Pynchon ha amato questo libro quasi quanto ama le telecamere!» Ed è qui il bello, perché i fan dello scrittore hanno finalmente potuto sentire la vera voce del loro idolo, che ha partecipato alla puntata interpretando il ruolo di sé stesso. La scena poi si chiude con il personaggio animato che tenta invano di attrarre l’ attenzione delle macchine sfreccianti mentre grida: «Sentite qui! Fatevi una foto con l’ autore segreto! Solo per oggi anche un autografo gratis!» Un intervento di ironica genialità, che espande il mondo di un personaggio per il quale si invoca da anni il Nobel, a dispetto della relativa limitatezza numerica della sua produzione: cinque romanzi, una raccolta di racconti, un’ introduzione all’ edizione del centenario di 1984 di George Orwell e poco altro. Candidatura al Nobel che rimane affermata malgrado la definizione di “realismo isterico” – seppur ascritto all’ influenza di Cervantes – affibbiatagli dal critico del New Yorker James Wood e che è stata avvalorata da Harold Bloom che lo riconosce insieme a Don DeLillo, Corman McCarthy e Philip Roth uno dei quattro autori americani che esistono. Aspettiamo quindi il nuovo romanzo, con la fondata speranza che Pynchon, come fa in Mason & Dixon, faccia sì che la Storia, sia «accudita riguardosamente e amorosamente da fabulatori e contraffattori, Cantastorie ed Eccentrici d’ ogni latitudine, Maestri del Travestimento che la provvedano di Costume, Toletta e Portamento e Scilinguagnolo abbastanza sciolto da tenerla al di là dai Desideri, o anche dalla Curiosità del Governo». Rimanendo certi che i fatti, nelle sue mani «non son che i balocchi dell’ Azzeccagarbugli (…) trottole e Cerchi, sempre in rotazione».
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Da La Repubblica Cultura, 01 agosto 2006 Scritto da PICO FLORIDI