Racconto breve di Raffaella Foresti
L’uomo che aveva paura del supermercato, infine, andò al supermercato.
L’uomo che aveva paura del supermercato era un vecchio professore in pensione. Pochi capelli bianchi, la solita giacca di velluto, un libro sempre in tasca. Da quando si era ritirato, dopo oltre trent’anni di insegnamento, non aveva messo più piede in un scuola. E, in generale, era uscito di rado.
Dopo aver preso commiato dal Liceo Garini per alcuni mesi aveva continuato a dare lezioni di italiano in casa propria, accettando solo studenti stranieri. Ora sentiva troppo vecchio anche per quello. Lo aveva capito nell’istante in cui Nan Yu, la sua migliore allieva, gli aveva detto addio, ringraziandolo con un profondo inchino.
Fu così che smise quasi del tutto di parlare, e la sua vita divenne eminentemente contemplativa.
Non di rado gli capitava di tenere lezioni immaginarie nella sua mente, quando si trovava ad osservare qualche straordinario fenomeno della natura, o quando, immerso nelle sue letture, affrontava un passo particolarmente difficile, o incredibilmente bello. Parlava a sé stesso immaginando di rivolgersi ad una platea di studenti. Guardate l’impercettibile leggerezza di questa farfalla. Notate nel sonetto la triplice disperante negazione dell’esule poeta.
Infine, andò al supermercato.
Ci andò per necessità, una domenica mattina.
Sua moglie, pochi mesi prima, se n’era andata. Lo aveva lasciato all’improvviso, silenziosamente. Silvia aveva sempre fatto tutto, silenziosamente. Nemmeno quando una fitta la colpì al petto, e cadde a terra, e se ne andò per sempre. Nemmeno allora emise alcun suono.
Da quando era mancata, la vecchia casa si era riempita di strani rumori. Ci avevano abitato insieme per oltre quarant’anni, eppure mai aveva udito il risciacquo della lavastoviglie, il ticchettio dell’orologio sulla parete, né quei colpi che, ogni tre o quattro minuti, provenivano dal frigorifero.
Quando c’era Silvia tutti questi suoni, semplicemente, non esistevano. Era come se la sua presenza ovattasse le pareti, e gli oggetti che vi erano custoditi. Non aveva peso. Non produceva attrito.
Il professore non riusciva a spiegarselo. Nemmeno i suoi più brillanti studenti immaginari, interpellati sulla questione, erano riusciti a formulare un’ipotesi convincente. Il fenomeno restava privo di definizione.
Persino la vecchia lampada déco dello studio era divenuta rumorosa, pure se spenta. Come un sottile costante ipnotico ronzio, l’uomo percepiva il flusso di corrente che attraversava il cavo.
Infine, si trovò a considerare la necessità.
Nelle settimane immediatamente successive alle celebrazioni funebri, la vecchia casa si era riempita di gente. Le sorelle ed altri parenti, venuti dalla Germania, avevano avuto molta cura di lui. Poi, uno dopo l’altro, erano partiti., tornati alle loro vite. E a far compagnia al vecchio professore non rimasero che quegli strani suoni.
Lentamente la dispensa andò svuotandosi. Nel frigorifero solo spicchi d’aglio e croste di formaggio.
Sabato, questo fu il suo pasto.
Domenica, infine, andò al supermercato.
A piedi percorse i viali alberati, camminando lungo ciglio della strada con gli occhi bassi, lasciando che fossero le auto incolonnate ad evitarlo, e non il contrario.
Era domenica ma il supermercato era aperto. I manifesti pubblicitari, che aumentavano in numero e dimensioni man mano si avvicinava l’enorme edificio blu, recavano la scritta “Domenica: apertura straordinaria!” benché di fuor dell’ordinario non vi fosse proprio nulla, visto che da quando era stato inaugurato non era rimasto chiuso un solo giorno.
In prossimità dell’ingresso, l’uomo alzò di poco lo sguardo. Aprendosi, le porte scorrevoli lasciarono entrare un turbine d’aria calda che lo risucchiò, sospingendolo all’interno.
Un tappeto mobile lo trasportò lungo un percorso obbligato, del quale non si poteva vedere la fine.
Le luci, i colori e i jingle pubblicitari penetrarono i suoi occhi, e le orecchie, fino a quando la mente ne fu sopraffatta.
L’uomo si accasciò a terra. La sirena suonò. Uomo Fuori dal Percorso – ripeto – Uomo fuori dal percorso. Intervenire.
Prima dell’arrivo della Sicurezza, dal banco dei salumi Nan Yu lo vide. Corse verso di lui, si tolse il camice e glielo pose sotto la nuca.
Professore! Professore, mi sente? Professore sono qui. Prenda questi, disse la ragazza infilandogli dei piccoli auricolari nelle orecchie. L’Andrea Chenièr. Maria Callas. E la celebre aria.
Il vecchio, semisvenuto, la riconobbe immediatamente.
Tutto intorno e sangue e fango?
Io son divino! Io son l’oblio!
Io sono il dio che sovra il mondo
scendo da l’empireo, fa della terra
un ciel! Ah!
Io son l’amore,
io son l’amor,
l’amor…
L’uomo che aveva paura del supermercato finalmente aprì gli occhi e si rialzò, sorretto dalla giovane orientale.
Gli Addetti alla Sicurezza lo videro riprendere la marcia, riempire il carrello, dirigersi alle casse e pagare.
La Direzione, soddisfatta, lo festeggiò e lo premiò con venti punti fedeltà.
L’uomo, con tre borse per braccio, finalmente guadagnò l’uscita, accompagnato dall’applauso dei presenti.
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