Gli Alieni Metropolitani non cercano soluzioni. A volte ne trovano… é irrilevante. Appartengono alla Società e con sguardo consapevole ne colgono l’inconsistenza. Non sono accomunati da ideologia, religione o stile di vita ma da una medesima percezione del mondo.
Alieni Metropolitani: accettano i riti della vita, riuscendone a provare imbarazzo.
Scrivono!
Una reazione creativa alla sterile inconsistenza del mondo.
IRRILEVANZA
L’Irrilevanza é uno sguardo sul mondo che trascende dal significato immediato delle cose, non ne approfondisce gli aspetti non evidenti e non giudica oltre la superficie. A livello storico e sociale l’irrilevanza é il punto di vista dell’uomo contemporaneo che, orfano della propria civiltà, ha rinunciato a conquistare il proprio ruolo nella società e nella storia, negandosi la partecipazione ad un fine collettivo. L’uomo contemporaneo si accontenta quindi di beni superficiali e contingenti, o di qualsiasi altra cosa che possa nascondere allo Spirito il proprio stato di precarietà. Constatiamo che l’irrilevanza é divenuto l’unico metro possibile per analizzare ogni fenomeno umano.
INCOERENZA
L’incoerenza é il risultato ultimo di ogni azione sviluppata in questo periodo storico, poiché, mancando un sistema di valori – e quindi di giudizi condivisi – sopravvive solo la coerenza dettata da bisogni contingenti. In altre parole incoerenza come habitus dell’uomo contemporaneo, che agisce contraddicendo le regole sociali con modalità trasfigurate e incoscienti. La violazione della regola, essendo incosciente, é vissuta come una condotta permessa, anzi apprezzata, che quindi trasfigura la realtà stessa.
DITTATURA DELLA SOCIALDEMOCRAZIA
La società contemporanea non consente la contraddizione del pensiero medio dominante che contempla l’obbligo per ciascun individuo di agire, pensare e manifestare il proprio pensiero secondo modelli accettati. La socialdemocrazia soffoca le coscienze non permettendone lo sviluppo e costringendo lo stesso animo umano a sopprimere ogni pensiero dissidente. La socialdemocrazia comprime diritti in favore di vantaggi.
DEMERITOCRAZIA
Constatiamo ciò che é noto a ciascuno, ed ossia che a causa del dialogo dinamico tra sovrappopolazione e globalizzazione, si é verificata una sedimentazione nella distribuzione delle dirigenze politiche, economiche e sociali; distribuzione ormai a carattere generazionale, che si concretizza in negativo non solo nell’impossibilità della emersione dei talenti, ma anche nella constatazione della loro sostanziale inutilità, a fronte dell’automatismo dei processi decisionali.
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Sostenitori:
Giorgio Michelangelo Fabbrucci, Raffaella Foresti, Marco La Terra, Ilaria Bonfanti, Thomas Ticci, Carlotta Susca, Andrea Corona
14 luglio 2012
Vi ho conosciuto per caso, e vi seguo con interesse.
Casualità: oggi 14 luglio al Festival Collisioni che si svolge a Barolo, nelle Langhe, sarà presente tra altri artisti (non solo di letteratura)Don DeLillo, che presenterà il suo “Cosmopolis”. Ho appreso la notizia settimana scorsa da Il Sole 24 Ore, dove scrivendo dell’avvenimento si riportava quanto segue: ” Il New York Rewiew of Books ha definito DeLillo uno sciamano della letteratura postmoderna” assieme a Thomas Pynchon e Paul Auster…e lui (De Lillo)avrebbe detto laconicamente al riguardo: “Non presto alcuna attenzione al postmodernismo, che ha significati più disparati (…) nella letteratura non ho ben chiaro che voglia dire. Io mi ritengo un modernista in linea con la letteratura che parte dal secolo scorso con James Joice. La gente ama inventare termini così, anni dopo, può dire che il movimento è finito: dà loro potere”.
Mi risulta che anche il grandissimo DFW non amasse tanto una siffatta definizione, ritenendosi peraltro un patricida di Pynchon&Co.
Personalmente, apprezzo moltissimo DeLillo, Pynchon, DFW, un po’ meno Auster. E sono convinto che il postmodernismo,che non è uno stile né una poetica, ma “la letteratura che parla a sé stessa” (definizione che ho preso condividendola da Carla Dabenedetti), abbia riaperto i giochi in una letteratura che avrebbe potuto, ripetendosi, cadere nell’esaurimento (v. J.Barth). Quindii, secondo me i postmodernisti, consapevoli o no di esserlo, hanno avuto grandi meriti. Ma la storia non finisce qui, essendo l’arte un’attività umana. Che non deve mai porsi dei limiti. C’è materia, davvero.
14 luglio 2012
Scusate, faccio un po’ di errori nel cliccare. Ho storpiato i nomi di Joyce e Debenedetti.
24 luglio 2012
Enrico, condivido varie cose di quanto dici – tra queste, sicuramente “un po’ meno Auster”.
Come dice DeLillo, la sua scrittura è strettamente legata a quegli autori “modernisti” che, all’inizio del XX secolo hanno aperto una breccia nella letteratura (Joyce, Beckett, ma anche Pound, Eliot e tanta altra materia Europea). In questo senso, il termine “postmoderno” è quantomeno equivoco, e di fatto è più una categoria filosofica che letteraria.
5 agosto 2012
Tutto scorre e tutto muta di forma e il mondo continuerà ad essere diviso in detrattori e sostenitori di questa e di quell’altra definizione.
Nondimeno questa ovvia distinzione di forme e posizioni può avere senso laddove esistano valori condivisi ed un metro di giudizio (e quindi di definizione) che ne sia conseguente.
Presupposti che in quest’epoca sono assenti.
Epoca che noi consideriamo Postmoderna e dalla quale ci Alieniamo volontariamente (da qui Alieni Metropolitani) attraverso una reazione creativa che la descriva e ci descriva.
Siamo Postmoderni poiché non vi è scelta, navigando tutti in un mare senza stelle, senza rive, senza bussola.
Abbiamo a tal proposito autori di riferimento che consideriamo, al di là dei timbri e delle catalogazioni, al di là delle considerazioni degli stessi autori, uomini più valenti di altri nel narrare “il Geist” di questo nostro vivere. In questo senso discutere su chi sia più postmoderno dell’altro, chi venga considerato nell’uno o nell’altro modo, quali siano le categorie più idonee in questo o in quell’altro campo può produrre passatempi piacevoli ai quali è sempre bello prestare il fianco e la voce e perché no, il cuore.
Rimane inalterato il succo. Ogni definizione, ogni asserzione non può trascendere l’irrilevanza di quest’epoca, nella quale l’interpretazione soggettiva rimane l’unico tratto rilevante.
7 agosto 2012
Credo occorra distinguere con più attenzione la “crisi” espressa dalla letteratura europea della prima metà del Novecento (narrativa, poesia e teatro) da quella statunitense degli ultimi decenni. Se la prima (quella di Joyce, Beckett, Ionesco, Pirandello, Kafka, ecc) scaturiva da precisi fattori storici e culturali (come gli sconvolgimenti apportati dai conflitti mondiali, dalle avanguardie artistiche, dalle nuove teorie scientifiche o dalla psicanalisi), la seconda, quella che chiamiamo ‘postmoderna’, si lega piuttosto a una generale vacuità del mondo contemporaneo. Una vacuità, tra l’altro, già molto ben espressa dall’aliena Raffaella Foresti in un suo commento (un commento a questo link https://raccontopostmoderno.com/2011/07/condizione-postmoderna-lyotard/ che riporto molto volentieri anche qui):
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“se è vero che ogni epoca ha avuto i suoi momenti di crisi, mi pare di poter dire che questi stessi momenti fossero, in qualche modo, reazioni contrarie ad un pensiero dominante […] La “postmodernità attuale” (se così possiamo chiamarla) mi sembra invece molto diversa: non esiste un pensiero dominante da contrastare. Se tutto appare ugualmente inutile e inevitabile, la vita diventa come un gioco d’azzardo: si partecipa, si punta, e come va va”
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Ecco, la risposta Aliena è da intendersi in questo senso, come un tentativo, per quanto possibile critico e creativo, di contrastare un tale vuoto, una tale inevitabile inutilità. Questo perlomeno è il nostro proposito, che poi ognuno può condividere o meno
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Infine, quanto al postmoderno, sia che lo si voglia esaltare, analizzare o criticare, non è possibile farlo se prima non si definiscono delle coordinate e dei parametri che lo inquadrino e delimitino (quella di ‘postmoderno’ non è certo una concezione troppo ristretta e mirata, ma non è neanche una macedonia o una sorta di ‘tutto che si congiunge con tutto’).
11 agosto 2012
Ci si può lavorare sopra. Ma il giudizio sulla socialdemocrazia andrebbe spiegato meglio, altrimenti può sorgere il dubbio che ci si riferisca al defunto “socialismo reale”. E poi: è un elemento così importante ai fini di una scrittura che nasce da una visione (per come la vedo io abbastanza pessimistica)su una certa inconsistenza esistenziale dei nostri tempi?
Starei attento al rischio di dispersione di energie creative che possono portarci a manifestazioni di qualunquismo o peggio a una sorta di nichilismo travestito. Magari inconsapevolmente.
13 agosto 2012
Ringrazio per la bella discussione in corso.
Per ciò che concerne la “Social Democrazia” ritengo ci sia un abisso (tanto logico, quanto storico) con il “Socialismo Reale”.
Nondimeno forse il termine dittatura ha tratto in inganno.
Lo abbiamo inserito poichè la forma attuale di democrazia circoscrive (come ovvio) il territorio delle regole all’interno delle quali ci muoviamo. In tal senso, non essendo possibile all’interno del confine attuale (nonostante la retorica democratica) costruire soluzioni che superino o correganno quello che si è auto definito regime social-democratico, esso diviene dittatura, un regime liberticida che si manifesta in svariate forme di piccola e quotidiana tirannia. Una gabbia che acuisce, rafforza e sostiene la patologia postmoderna e che non potevamo certo escludere dal nostro manifesto.
Per ciò che riguarda il rischio di qualunquismo e il nichilismo…
…gli Alieni Metropolitani non sono mai stati ne l’una ne l’altra cosa.
Solo il silenzio ci può preservare dagli attacchi e dalle accuse, e la scrittura è una scelta di campo opposta.
14 agosto 2012
@Enrico Brega: in primo luogo grazie, perchè “ci si può lavorare sopra” anche attraverso le risposte che, come in questo caso, ci arrivano dai lettori. Di ciò che scrivi mi provoca soprattutto il riferimento ad un possibile “nichilismo travestito” ma resto convinta del fatto che la distinzione, per quanto sottile, sia profonda. Il nichilismo predica l’assenza di verità, mentre la cultura postmoderna si fonda sull’irrilevanza della verità (per questo affermarla è tanto inutile quanto negarla). Il nostro manifesto rappresenta essenzialmente descrizione e presa d’atto di tale contesto. Un’evidenza storica dentro, contro e rispetto alla quale presentiamo la nostra reazione creativa.
17 febbraio 2015
Due anni fa ho scritto una tesi dal titolo “La penultima verità sul postmoderno: Walter Benjamin e Philip K. Dick a confronto”, che assume proprio questo punto di vista da te ri-assunto…non concordo con l’analisi che del postmodernismo danno gli scrittori del collettivo Wu Ming, associandola per l’appunto proprio al nichilismo, salvo poi accreditarsi l’utilizzo dell’allegoria in senso benjaminiano per “rinfrescare il senso” nelle loro opere. Nella mia tesi precisavo che la modalità di significazione preferita del postmodernismo è proprio l’allegoria, che permette la proliferazione dei significati impedendo sia il nichilismo che il dogmatismo.
13 agosto 2012
Naaaa, non credo che qualcuno, leggendo il Manifesto, possa pensare a un riferimento al socialismo reale. Per cui direi che puoi stare tranquillo, Enrico! 😉 E poi, anche nella remota possibilità di un fraintendimento da parte di qualcuno, adesso questi nostri commenti chiarirebbero comunque un eventuale equivoco (anche se, ripeto, non mi risulta ci siano mai stati fraintendimenti a riguardo, né reputo probabile possano essercene). Comunque, grazie per i commenti
Il web è grande e troverai di certo qualche altro luogo (sito, appunto) dove andare.
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Altro punto, quello sul qualunquismo o nichilismo travestito: anche qui puoi stare tranquillo, perché noi Alieni Metropolitani – e con noi anche i collaboratori esterni della Corrente – non ci limitiamo certo a brontolare che fa tutto schifo, che è tutto inutile o che non c’è più niente da fare; anzi, facciamo tante belle cose, e senza dispersione di energie creative 😉 Continua a seguirci, potremmo stupirti! 😉
E se poi il sito non dovesse essere di tuo gradimento, non sarà un problema, non ci offendiamo mica
Buon Ferragosto.
15 agosto 2012
Grazie a GMF,Raffaella Foresti e Andrea Corona per l’insperata (da me) vostra attenzione a quel poco che vi ho scritto. La mia non era una critica, bensì un sommesso stimolo ad allargare la discussione.
Leggere e scrivere è semore segno di vitalità. E un sito sul web a tal fine impegnato è senz’altro meritevole di grande apprezzamento. Per questo, caro Corona, ne cercherò altri ma non abbandonerò il vostro. Noi (io e voi)facciamo tutti parte della “Logosfera”, un ambiente dove si sta bene.
Ah dimenticavo: mi piacerebbe leggere un vostro commento all’intervista rilasciata dal grandissimo David Foster Wallace nel 2004 a Larry McCaffery. E’ talmente stimolante per affrontare il tema di cosa è il postmodernismo.
Buon Ferragosto.
13 settembre 2012
Scusate, ma mi piace parlare/scrivere di letteratura. E allora vi chiedo: com’è che a proposito di inautencità della vita trascurate (forse)Julio Cortazàr con il suo Il gioco del mondo? Mi piacerebbe discuterne. Grazie per la pazienza…e per l’attenzione.
15 settembre 2012
Ciao Enrico. I nostri speciali al momento sono programmati fino al 2014. All’interno di questo programma c’è anche Cortazàr. Limitatamente agli impegni (molti) di tutti noi, avremo modo e piacere di discuterne. Lanciamo una proposta: perché non ci mandi una recensione da pubblicare, sulla quale cominciare il dialogo?
17 settembre 2012
Grazie per la risposta…e per l’invito. Non sono uno studioso di letteratura, ma soltanto un convinto lettore. A ogni modo, magari ci proverò. Dovete soltanto avere pazienza. Buon lavoro e cordiali saluti.
11 gennaio 2013
Mi rivolgo ai curatori di questo interessante sito: se avete già letto e recensito il “manifesto” Fame di realtà di David Shields, ignorate pure quanto sto per dirvi (e magari fatemi sapere, per favore, dove vi posso trovare a tale proposito. Il vostro giudizio mi interessa.
Se invece non lo avete ancora preso in considerazione, mi permetto di segnalarvelo perché, stando a quanto scritto nella seconda di copertina, il saggio in questione avrebbe acceso un “vivace” (l’aggettivo è mio) dibattito negli Stati Uniti e in Inghilterra. La qual cosa non può che incuriosire, certamente anche voi, chi segue i percorsi delle lettere in quanto condivide, credo, ciò che ha scritto un importante uomo di lettere, e cioè “Leggere, perché la vita non basta”.
Da parte mia, ho accennato in poche righe un inizio di critica – anche con un accenno a Julio Cortàzar (ne valeva la pena, credetemi)- sul web a Monima&Moralia (uno dei miei siti di riferimento)ricevendo una soddisfacebte risposta da Nicola Lagioia. Incidentalmente, su quel sito mi sembra vi sia anche una recensione di Carlotta Susta.
Mi picarebbe tornarci sopra, in caso voi vogliate recensire il saggio. Shields ne ha per tutti,tratta a modo suo il postmoderno. Fa affermazioni di vario tipo su cui si può utilmente discutere: per esempio definisce Le Correzioni di Franzen “un monnezzone illeggibile”, ma forse qui il vezzo di avere usato la parola “monnezzone” è solo un tic del fantasioso traduttore (sul mio NUOVO RAGAZZINI ‘sto bizzarro termine non figura).
Beh, per ora ho scritto fin troppo. Se vi interesserete della questione, magari ci risentiamo.
Grazie comunque per l’attenzione, e cordiali saluti.
11 gennaio 2013
Perdonatemi i soliti errori di cliccaggio. Mi riferivo a Minima&Moralia, di Minimum Fax. E poi ci sono altri errorini. Ma tant’è. Saluti.
Enrico.
20 gennaio 2013
Scusate il disturbo. C’è qualcuno in grado di spiegarmi quali sono le finalità del sito Cr@pulaClub, citato (mi pare)qualche volta anche nei commenti da voi ospitati? Lo so, logica vorrebbe che lo chiedessi direttamente ai curatori di quel sito lì. Ma non so come fare, e temo che potrtebbe esserci il rischio di non capirci granché. Per limiti miei, naturalmente.
Vorrei aggiungere che secondo me la semplicità è per sua natura un forma di Arte, forse la più alta. O no?
Grazie per l’attenzione, anche se non dovete ritenervi obbligati a rispondermi. Io continuerò a seguirvi per altre questioni. Saluti.
21 gennaio 2013
Ciao Enrico, ti rispondo qui (mi scuso con i curatori del sito per questo) perché non saprei dove scriverti altrimenti. L’indirizzo mail per contattare i curatori del blog è il seguente (come riportato in testata del blos stesso: ). saluti (ed ancora le mie scuse per “occupare” questo spazio)
21 gennaio 2013
Grazie ALFAHRIDI (ma non potevi inventarti un nickname più semplice?), comunque grazie davvero per il riscontro. Navigo di qua e di là e vi ho incontrato fortuitamente. A una lettura superficiale di vostri scritti ho avuto l’impressione di dovere impegnarmi di più per capirvi. Lo farò, credimi.
Quanto a questo sito, non sono né un curatore né un collaboratore: ci capito di tanto in tanto (di sicuro non lo occupo, però puo darsi che io sia in certi casi invadente con commenti vagamente bizzarri, che so)…e mi ispira simpatia, sebbene mi piacerebbe prima o poi discutere un po’ con i curatori circa i loro racconti&recensioni. C’è però il fatto che di solito me la prendo con comodo. Ma non sono indolente come Oblomov! Il fatto è che leggo non poco e mi piace anche scribacchiare (narcisismo, forse?)
La mia e-mail? Eccola:
Saluti.