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E’ impossibile, mi dispiace, non ho assolutamente tempo

Racconto breve di Raffaella Foresti

 

Guardi mi dispiace ma proprio non posso. Non ho tempo. Veramente, mi creda.

Veda Lei! Stamattina per esempio mi sono alzata alle 6.00. Tutte le mattine, per la verità, mi alzo alle 6.00. Sì perchè, vede, una donna deve essere sempre bella e curata. E io quando mi sveglio non sono proprio bella e curata. Forse c’è chi ci riesce senza tanti problemi ma io, per la verità, non ho questa fortuna. Sarà anche perchè ho appena compiuto cinquant’anni.

Quindi tutte le mattine mi alzo alle 6.00. Faccio lo scrub per rimuovere le cellule morte della pelle, e poi la doccia. Poi metto la crema idratante per il viso, e quella nutriente per il corpo. Sempre, chiaramente, i capelli in piega e il maquillage. Un trucco leggero, s’intende. Bisogna sempre essere adeguati alla situazione.

A quel punto sono le 7.00, e sono pronta per la mia famiglia. Preparo la colazione e vado a svegliare mio marito con una bella tazza di caffè e un bel sorriso sbiancato. Ah, non gliel’avevo detto, tra il phon e il maquillage sbianco bene i denti. Io quelle mogli che si presentano al proprio uomo in disordine e con gli occhi gonfi di sonno proprio non le capisco.

Quindi lo saluto con un bacio e vado a svegliare i miei figli, che ovviamente sono la gioia delle mia vita. La loro prima colazione per me è molto importante. Tutto preparato da me con ingredienti naturali. La torta infornata la sera prima e una bella spremuta di arance, biologiche. Io quelle mamme che comprano tutto al supermercato, proprio non le capisco.

Quando sono tutti nutriti, lavati e vestiti – e sono circa le 7.45 – escono di casa. I bambini a scuola, mio marito al lavoro.

A questo punto penso alle pulizie di casa: letti bagni e pavimenti, sempre. Il resto delle faccende gira a giorni alterni. Complessivamente ci impiego un’oretta, e arriviamo alle 8.45. Io quelle donne che si prendono in casa delle domestiche sconosciute, per lo più straniere, proprio non le capisco.

Alle 9.30 devo aprire il negozio. Sì, immagino cosa sta pensando. Lei sta pensando che se termino le pulizie alle otto e tre quarti e inizio a lavorare alle nove e mezza ho ben quarantacinque minuti di tempo. Non si preoccupi, è un errore che fanno in molti. In realtà deve calcolare che da casa mia all’unico fornaio rimasto in città impiego circa dieci minuti, di buon passo. Perchè, vede, io compro il pane fresco tutte le mattine. Più cinque per scegliere ordinare e pagare. Più dieci complessivi per raggiungere l’edicola e prendere i giornali. Le confesso, io quelli che non si interessano a ciò che accade nel mondo, proprio non li capisco. E comunque fanno venticinque minuti. Più dieci, di nuovo, per raggiungere il negozio dove lavoro. Perchè io sono una donna emancipata, sa? Io quelle che rinunciano al lavoro per la famiglia proprio non le capisco. Basta organizzarsi, come vede.

Bene, per terminare quanto le stavo dicendo, se considera che il titolare mi vuole sul posto alle 9.20, per assicurarmi che tutto sia pronto prima dell’apertura, ecco impiegati tutti quei quarantacinque minuti di tempo che, nella sua mente, non dica di no, Lei pensava di poter sfruttare.

Di tempo proprio non ne ho, mi può ben credere.

Il negozio chiude alle 12.30, e riapre nel pomeriggio alle 15.30.

In queste tre ore torno a casa e preparo: il primo pranzo per mio marito, che torna alle 13.00; il secondo per il piccolo, che torna alle 13.30; ed il terzo infine per il maggiore, che fa già le superiori e non arriva prima delle 14.00. Sarà pur d’accordo, il cibo riscaldato non si può chiamare cibo. Io preferisco cucinare tutto al momento. E tanto comunque mangerebbero cose diverse, per cui! Insieme a loro mi siedo a tavola anch’io, così parliamo di come è andata la prima parte della giornata. E’ importante mantenere il dialogo in famiglia, ma anche avere attenzioni per ogni suo componente individualmente considerato. L’ho letto sulla rivista del Professor De B. Ma questo certamente lo sa anche Lei.

Ora non vorrei ulteriormente tediarLa, per cui non scenderò in troppi dettagli. Però dovrà credermi sulla parola se Le dico che: il tempo di sparecchiare la tavola, ripulire la cucina, lavare i piatti, percorrere la strada per raggiungere il negozio, più i famosi dieci minuti di anticipo sull’apertura di cui già sa… e sono di nuovo al lavoro. Esco alle 19.30 e sono a casa poco dopo. Certo arrivo un po’ tardino, ma Lei non immagina che ottima cena si possa preparare in pochi minuti quando si è ben organizzati! Per esempio mettendo l’acqua sul fuoco appena si entra, ancora prima di togliere cappotto e scarpe.

Penserà che la mia vita è un po’ ripetitiva ma non considera che le mie serate, al contrario, sono piuttosto varie: faccio compagnia a mio marito mentre guarda lo sport, o correggo i compiti al piccolo, o propongo conversazioni, mature con il maggiore, sui problemi giovanili tipo le droghe. Dipende insomma.

Anche ai doveri coniugali, s’intende, non mi sottraggo. Ma se mio marito si addormenta prima, vede, non per questo ricavo quei cinque minuti di tempo di cui Lei avrebbe bisogno. In tali casi c’è sempre il calzino da rammendare, la lavatrice da caricare, l’argenteria da lucidare.

E poi, infine, devo dormire otto ore. E’ stato studiato che dormire otto ore è importantissimo per poter fare tutto quello che devo fare. Incontrovertibile. Pertanto, è chiaro che non ho tempo nemmeno di notte.

Si figuri che anche la domenica e durante le vacanze sono impegnata, tanto quanto i giorni lavorativi. Impegni domenicali e di vacanza, d’accordo, ma sempre impegni sono. Talvolta pure più gravosi.

Mi creda, caro Signore, Lei è stato molto gentile a contattarmi, ma come ho cercato di spiegarLe io di tempo non ne ho. Vorrei accontentarLa, solo che non posso. Non saprei ne come ne quando riceverLa.

E’ tutto calcolato al minuto. S’immagini Lei se con tutto quello che ho da fare ho tempo di seguirLa.

In quale strano posto vorrebbe portarmi, poi? No, no…

Certo, che la capisco. La capisco perfettamente, caro Signore. Lei mi sta dicendo che qui e adesso, così struccata e spettinata, in camicia da notte, io dovrei avviarmi alla dipartita, affrontare l’ultimo viaggio, lasciare questa terra. Che dovrei morire, in pratica.

Ma è impossibile, mi dispiace. Non ho assolutamente tempo.

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Author: Raffaella Foresti

“Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai nemmeno quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L'aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel maledetto cane “

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